Cartellone Isola della Certosa

Inoculo di microfunghi autoctoni presso isola della Certosa

Inizio: 04/11/2019

Fine: 14/03/2022

Il progetto mira ad abbattere i valori di IPA presenti nel terreno.

Cartellone Isola della Certosa

Durante il mese di novembre 2019 è iniziato l’ intervento di inoculo di microfunghi autoctoni in due parcelle di terreno all’ interno dell’ isola della Certosa. L’ Isola si trova a nord-est di Venezia, a meno di 250 metri da San Pietro di Castello e poco più di 500 metri dal Lido di Venezia. La sua superficie è di circa 22 ettari. Fino al 1997 la porzione esterna alle mura, caratterizzata da un’ampia radura sabbiosa, è stata usata come poligono di tiro occasionale dal Reggimento Lagunari “Serenissima”. Il nostro intervento, unitamente a quello della Desam Ingegneria e Ambiente di Mogliano Veneto, mira a abbattere i valori di IPA presenti nel terreno.

Relazione finale

L’intervento di mycoremediation ha portato a risultati complessivamente soddisfacenti, sia per quanto riguarda gli abbattimenti percentuali delle concentrazioni di IPA che, nonostante una certa eterogeneità spaziale riscontrata nelle campagne di analisi (figura sottostante), sono piuttosto rilevanti, sia in termini di tempistiche. Infatti, va considerato che, i tempi per i trattamenti biologici sono più lunghi rispetto a quelli richiesti da altre tecnologie e la loro efficacia dipende da un’interazione di variabili ambientali sito-specifiche di difficile parametrizzazione. l grafico riferito al sub-lotto P8 esemplifica l’andamento della concentrazione di IPA totali per l’intera area oggetto di bonifica. Il trend, risultato non sempre univoco, è legato alla presenza diffusa di materiali di riporto che rendono le caratteristiche del suolo eterogenee, comprese le condizioni di umidità, che condizionano l’attività metabolica dei funghi. Nonostante ciò, il grafico evidenzia una netta tendenza al decremento con un abbattimento delle concentrazioni di IPA totali di circa il 73%. Per quanto riguarda le altre sub-aree la diminuzione delle concentrazioni totali è meno evidente ma comunque apprezzabile per singoli contaminanti target. Anche gli esiti dell’analisi dello stato biologico del suolo hanno evidenziato elevati valori numerici per l’indice QBs-ar, che testimonia la presenza di condizioni edafiche nel complesso favorevoli ai microorganismi presenti nel terreno, inclusi i funghi. maggiori decrementi nelle concentrazioni di IPA sono stati rilevati per il sub-lotto P8, con valori anche oltre l’80%. A livello di intero sito contaminato il Benzo(g,h,i)perilene è il contaminante che ha subito la riduzione più consistente, mentre il più recalcitrante è il Benzo(a)pirene che, a causa delle forti interazioni con le argille e la sostanza organica presente nel suolo (Manilal & Alexander, 1991) e del soil aging (Yap et al., 2010) ha una scarsissima biodisponibilità. L a tecnologia di bonifica è perfettamente in linea con i principi dell’economia circolare grazie al recupero di residui di produzione (substrati esausti) e alla minimizzazione dei rifiuti generati. Questi aspetti sono stati integrati all’interno di una LCA (Life Cycle Assessment) condotta in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Con questo tipo di studio si è voluto confrontare gli impatti ambientali dell’intervento di mycoremediation rispetto a quelli prodotti da un ipotetico scavo e smaltimento in discarica, alternativa più tradizionale e consolidata. I risultati ottenuti sono emblematici e dimostrano in maniera indiscutibile che la tecnologia applicata è nettamente più sostenibile con un impatto ambientale inferiore di oltre il 95% rispetto al Dig&Dump.