Le tecnologie di smaltimento dei rifiuti industriali rappresentano una delle problematiche più sentite e dibattute a livello ambientale; i processi tradizionali risultano spesso molto costosi e poco sostenibili, senza considerare che possono loro stessi produrre residui durante i processi.

Tra le tecniche innovative potenzialmente impiegabili, risulta oggi molto promettente l’utilizzo di microorganismi, tra cui i funghi in particolare (mycoremediation):  non solo perché si svolge nel pieno rispetto dell’ambiente e degli ecosistemi ma anche perché, richiedendo minor energia, può diminuire notevolmente i costi di lavorazione rispetto ai metodi classici.

I funghi possiedono una grande capacità adattativa a condizioni ambientali estreme (scarsità di nutrienti, pH molto acidi o basici, presenza di elementi tossici), che li rende in grado di sviluppare strutture di resistenza e di rispondere sia attivamente sia passivamente alla presenza di alte concentrazioni di inquinanti.

Se applicate alla depurazione di reflui e fanghi industriali contaminati da metalli tossici, le tecniche di mycoremediation possono condurre anche ad una successiva estrazione selettiva dei metalli stessi (mycoextraction), riducendo  il problema dello smaltimento e aprendo nuovi scenari e prospettive nell’ambito del recupero di materie prime.

Lo zinco (Zn) in particolare, metallo di transizione, insolubile nella suo forma metallica, ma estremamente solubile come solfato, rappresenta uno degli elementi sicuramente più abbondanti nei fanghi industriali; considerato il suo valore economico sono in corso avanzato da parte nostra studi per la messa a punto di un processo biotecnologico per il suo recupero e reinserimento nel mercato come materia I seconda. Inoltre, attraverso la realizzazione di bioreattori, questo processo potrà divenire applicabile a livello industriale, permettendo anche l’ulteriore smaltimento di rifiuti organici (es. scarti e rifiuti da industrie alimentari), che potranno essere utilizzati quali substrato di crescita per la biomassa fungina stessa  che verrà così incentivata e favorita nello svilupparsi attivamente in condizioni di elevata tossicità.

Nel Laboratorio di Micologia dell’Università degli Studi di Genova sono stati realizzati numerosi studi, relativamente all’isolamento, identificazione e selezione di ceppi fungini tolleranti e accumulatori di metalli eco tossici, tra cui lo zinco, a partire da suoli e fanghi minerari: inoltre sono in corso test su altri metalli  (500 ppm di Ni, 300 ppm di Ag, 400 ppm Cu).


Questi studi si basano sul presupposto che isolare organismi autoctoni (a partire dal tipo di rifiuto stesso) permetta l’ individuazione di ceppi particolarmente adattati a vivere in quelle determinate condizioni ambientali estreme che quindi risultino più efficienti nella crescita e nelle capacità di accumulo dei contaminanti considerati.


Biological augmentation (aggiunta di microorganismi per accelerare la velocità di degradazione di un contaminante in suoli/acque)
I funghi, in qualità di organismi estremofili e pionieri, spesso riescono a insediarsi e sopravvivere in un sito contaminato favorendo l’instaurarsi dei cicli biogeochimici e, di conseguenza, la riattivazione dei processi pedogenetici. In particolare i funghi autoctoni sono in grado di abbattere meglio di tutti i rifiuti di un determinato sito: tuttavia quando la quantità di rifiuti è eccessiva hanno bisogno di aiuto per aumentare le prestazioni e continuare ad abbattere le sostanze inquinanti. La bioaugmentation favorisce la proliferazione dei microfunghi al fine di rompere senza intoppi alcuni composti tossici: quando un microfungo viene aggiunto nell'area contaminata è in grado di migliorare la qualità del substrato stesso.

Questo tipo di trattamento può portare alla decontaminazione delle acque reflue industriali, al miglioramento dei sistemi di trattamento biologico dei rifiuti agricoli  e dei suoli industriali contaminati (miniere, raffinerie ecc.). Di solito i passi prevedono lo studio delle specie autoctone fungine presenti nel luogo per determinare una biostimolazione ad hoc. Se le specie autoctone non hanno le capacità metaboliche per eseguire il processo di bonifica, vengono introdotte specie alloctone con tali capacità note.

Abbiamo stipulato una convenzione con il Laboratorio di Micologia dell'Università di Genova DISTAV.